“Ciao ragazzi, mi chiamo Antonella sono una studentessa al terzo anno di lettere e nel corso degli ultimi mesi ho cominciato a cercare un lavoro per pesare meno sulla mia famiglia.

La ricerca non è stata semplice anche perché io volevo escludere tutti quei lavori che ti vedono impegnata fisicamente, come la commessa o la cameriera ecc…, per cercare un lavoro da svolgere magari a distanza. E avere così il tempo di studiare e frequentare.

Mi imbatto così in un annuncio che cerca assistenti alla vendita (scoprirò poi che vuol dire tutto e niente) ma la nota positiva è che posso svolgere il lavoro da remoto.

L’azienda non è nemmeno nella mia città di residenza.

Mando la mia candidatura e dopo una settimana mi chiamano. Faccio il colloquio e il giorno seguente mi offrono un lavoro con collaborazione a p. Iva o ritenuta d’acconto.

Fin qui tutto bene. L’avevo messo in conto.

Poi cominciano una serie di cose molto strane.

Vi lascio la chat e la invio perché credo che soprattutto noi giovani, ma non solo, dovremmo cominciare seriamente a ribellarci senza farci prendere in giro!”

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