“Quando ho trovato quel lavoro al pub, non era il mio sogno.
Ma mi dava un minimo di autonomia, la possibilità di togliermi qualche sfizio e, soprattutto, di non dover più chiedere soldi a mia madre anche solo per una pizza.
Ho 19 anni. Avrei voluto studiare, ma lei me lo ha proibito: “Prima impari a lavorare, poi, forse, vediamo”.
Pensavo che sarebbe stata contenta.
Che avrebbe apprezzato l’impegno, la fatica.
E invece… appena ha saputo che avevo firmato il contratto, ha fatto due conti e ha deciso che potevo iniziare a “contribuire”.
E non le bastavano cinquanta euro… ma molto di più.
Per vivere in casa mia.
Per dormire in una stanza senza termosifone e mangiare piatti riscaldati da sola, perché lei e il suo compagno mangiano a parte.
Quando le ho detto che mi sembrava assurdo, mi ha risposto che “così funziona il mondo degli adulti”.
E io continuo a chiedermi se il mondo degli adulti sia davvero questo.
Se crescere significhi diventare come lei: pronta a far pagare un affitto a tua figlia pur di sentirti in credito con la vita.
O se, forse, crescere voglia dire anche imparare a mettere dei limiti.
Anche a chi ti ha messo al mondo.”

CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”