“Salve a tutti, mi chiamo M., ho trentuno anni e sono impiegata in una grossa catena di supermercati con magazzino che fa anche orari notturni… in attesa di trovare di meglio. Per una serie di motivi sto lavorando per lo più nei turni serali e la mattina mi piacerebbe dormire. Giuseppe, un ragazzo che conosco da quando ero ragazzina, non è dello stesso avviso.

Ci eravamo conosciuti in una comitiva di gente normale, all’epoca stava con la mia amica Daniela, la quale si era allontanata da lui anche se ne diceva un gran bene come ragazzo. Giuseppe infatti non è cattivo, ma forse è troppo ingenuo, cosa che l’ha spinto tra le mani di qualcuno che potrebbe anche essere pericoloso.

Io però non lo sapevo e, per puro caso, dopo quasi dieci anni, lo ritrovo in negozio a cercare alimenti vegani (lo so, doveva essere un campanello d’allarme) e ci prendiamo un caffè. All’inizio ero un po’ titubante visto che ha esordito con una frase che suonava più o meno come “no, il caffè è impuro” ma io non avevo colto che si trattava di un segno che già mi doveva mettere in guardia (anche perché, a dirla tutta, Giuseppe è un bellissimo ragazzo).

Sorvolavo pure sul fatto che pareva vestito in pigiama. Insomma, le cose vanno avanti per un po’, un mesetto circa, poi però tutto comincia a sembrare assurdo. Vi prego di guardare l’orario a cui aveva preso a scrivermi e vi giuro OGNI GIORNO voleva assicurarsi che facessi “pratica” come insegnato dal suo “maestro”, il quale aveva chiesto di iscriversi alla sua associazione (e ho pure pagato una tessera, che scema!)

A rileggere la chat mi rendo conto che sono stata pure io un po’ ingenua, magari dopo il lockdown mi sono sentita più sola del solito, ma vi prego: se avete amici normali, ditegli di farsi avanti! 

Vi risparmio le battute finali in cui lui faceva faccine tristi e io gli ho detto “addio.”

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