“Non so bene come ci sono finita in questa situazione. La conosco da anni, è sempre stata un po’ egocentrica ma ultimamente la situazione sta sfuggendo di mano…
Quando mi han detto: “Dai, vieni per il compleanno, sarà una vacanza indimenticabile!” avevo immaginato qualcosa di semplice. Una cena tra amici, un giorno al mare, quattro risate.
Non un regolamento di tre pagine con orari, contributi e LA mail e mi sono trovata davanti una lista degna di un campo militare: dress code obbligatorio, foto collettive da postare in orari prestabiliti, contributo per torta e fuochi d’artificio, regali minimi con scontrino da mostrare.
E poi gli orari: sveglia alle 7 “per sfruttare la giornata”, pranzo solo in locali selezionati “per mantenere lo standard”, e silenzio dalle 14 alle 16 perché “la festeggiata deve riposare”.
Mi sembrava uno scherzo, ma nessuno rideva. Anzi: ogni obiezione veniva accolta con accuse di “egoismo” o “scarso spirito di gruppo”.
Ero l’unica a pensare che tutto questo fosse fuori di testa?
Mi sono sentita imprigionata.
E mentre leggevo le regole, mi chiedevo: ma un compleanno non dovrebbe essere un momento di gioia, non un’occasione per dettare legge sugli altri?
E lì ho capito che qualcosa sarebbe esploso.”



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