Per la rubrica “Ma che davvero sono stata con quel co****ne?” ehm, mea culpa, lettori di Spunteblu, ma per fortuna tra me e Federico è durata abbastanza poco, giusto il tanto di capire che dietro quell’aria di persona curiosa per le cose di mondo, forse un po’ infantile, c’era un profondo disagio intellettivo. All’inizio della nostra relazione mi sembrava un ragazzo che, come tanti della nostra generazione dei nati negli anni ’90, era spaesato e rintanato in sé stesso, e mascherava il tutto con ironia che, lo devo ammettere, mi aveva fatto sorridere e invece, dietro quello strato lieve di umorismo c’era il nulla più totale.

 

Un certo tipo di goffaggine è buffa nell’adolescenza, a trent’anni che un ragazzo abbia un riflesso pavloviano per cui ha un’erezione quando sua madre esce di casa e “ha campo libero” (da solo o con una ragazza) non fa ridere. Federico non aveva nessuna voglia di impegnarsi, nessuno stimolo che potesse scuoterlo, nessun progetto per il futuro, contavano solo il gatto di casa (casa di sua madre, da cui non sembra avere intenzione di schiodare), qualche videogioco e una valanga di ore di video inutili dello stesso umorismo da due soldi con cui si trastulla.”

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