“Per fortuna non stavamo insieme da molto. Da quattro mesi circa. Mi ero presa una bella infatuazione, lo ammetto. Sembrava l’uomo perfetto: affascinante e sempre gentile. Parlava in modo impeccabile, sapeva sempre cosa dire e come farti sentire importante. Poi, man mano, ho capito che era solo una facciata. Piccole bugie, sotterfugi, manipolazioni… il classico lupo travestito da agnello.
E dire che ci siamo conosciuti nella maniera più tradizionale e analogica possibile. Niente app o simili (per quelle che dicono che fuori dalle app c’è meno rischio). Ero andata a ballare con una mia amica in un locale carino dove fanno aperitivi e musica. Lui si era avvicinato con il sorriso sicuro di chi sa di piacere e ci aveva offerto da bere. Da lì è iniziato tutto. Nelle settimane successive ci siamo visti spesso, e io, accecata dall’entusiasmo, avevo ignorato ogni piccolo segnale d’allarme.
Solo più tardi avevo cominciato a notare certi suoi comportamenti: risposte vaghe, scuse sempre pronte e, a volte, atteggiamenti inspiegabilmente freddi. Mi dicevo che erano cose su cui si poteva passare sopra, perché nessuno è perfetto, tanto meno io.
Oggi dovevamo pranzare insieme. È stato allora, rovistando distrattamente sul suo computer mentre lo aspettavo, che ho scoperto una cosa sconcertante.”




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