“Ho 23 anni. Studio, vivo con i miei e ho un ragazzo da due anni. Ma a mezzanotte, se non sono rientrata, parte l’interrogatorio. E no, non è una metafora.
Mio padre si chiama Adelio. È cresciuto con l’idea che “un padre non si discute”, che “una donna perbene a certe ore sta a casa”, e che “finché vivi sotto questo tetto fai come dico io”. Mia madre? Tace. Sempre.
Per anni ho ingoiato. Ho trovato scuse, sono corsa via prima che fosse troppo tardi, ho finto di stare bene in una gabbia che si chiama casa. Ma ieri è stato troppo.
Mi ha scritto. Perché avevo detto che sarei uscita a cena. E la cena è finita tardi. Non avevo neanche fatto tardi-tardi. Ma a lui è bastato. Perché lui vive con l’idea che io gli debba qualcosa. Il rispetto, certo. Ma non la libertà.
Ho provato a spiegarmi. A difendermi. A non urlare. Non ci sono riuscita. O meglio: non ci sono riuscita davvero. Non sono riuscita a dirgli tutto quello che mi pesa.
Questa chat non è un litigio. È la prova che anche un messaggio può farti sentire piccola. Ed è anche, forse, l’inizio della fine.”




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