“Ciao a tutti, il mio nome è Yusuf e sono originario del Benin, in Africa. Sono venuto in Italia da bambino, ora ho 23 anni quindi parlo perfettamente la lingua e io mi sento perfettamente integrato.
Certo alcuni episodi spiacevoli mi capitano ancora, ma quello di cui voglio parlarvi oggi è forse una forma più sottile di quello che chiamiamo razzismo.
Non so nemmeno se sia giusto chiamarlo così.
Mesi fa sono stato assunto come cameriere in una libreria-caffè di una città del nord Italia.
Mi sono trovato bene da subito, il lavoro non era troppo pesante, l’ambiente è bello.
Qualche giorno fa la mia titolare mi chiama in disparte per parlarmi, mi riprende su alcune piccole cose, io ascolto e prometto di migliorare. Ma sono cose davvero minime e ho la sensazione che quello che vuole dirmi davvero non me lo stia dicendo. Il mio turno finisce, esco dal locale e poco dopo ricevo un suo messaggio. Della mia titolare intendo. Avevo capito bene, doveva ancora dirmi qualcosa ma non sapeva da dove cominciare…
e ora vi chiedo di leggere la mia storia e di provare a indossare i miei panni per un attimo.
Non aggiungo altro, lascio giudicare a voi…”



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