“Mi chiamo Lucia, sono una nonna e anche una mamma, e come tante mamme ho sempre cercato di educare al meglio mia figlia. Martina non è mai stata una ragazza semplice: testarda, a volte sfuggente, ma anche brillante e sensibile. Finché è rimasta sotto il mio tetto, ho fatto del mio meglio per darle dei valori, tenerla coi piedi per terra, insegnarle a distinguere l’essenziale dal superfluo.
Poi si è sposata. Un uomo benestante, molto più grande di lei. Ha smesso di lavorare, ha cominciato a frequentare certi ambienti in cui contano solo l’apparenza, il corpo scolpito e il parrucchiere settimanale. E piano piano si è trasformata. Sempre più distante, sempre più assorbita da se stessa. Ha iniziato a trattarmi con sufficienza, come se fossi un peso. Ma ogni volta che provavo a farle notare quanto si stesse perdendo, reagiva con cattiveria. Una volta mi ha addirittura vietato di vedere i miei nipoti — solo perché avevo osato dirle la verità.
E ora, dopo tutto quello che ho ingoiato, le ho chiesto un favore. Uno solo. Niente di enorme, solo un gesto piccolo, umano. Ma quello che mi ha risposto… beh, leggete voi. Sono tanto dispiaciuta. Ma che posso fare io voglio continuare a vedere i miei nipotini!”




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