“All’inizio pensavo fosse una di quelle persone un po’ fissate, ma innocue. Quelle che ti dicono di spegnere la luce quando esci dalla stanza o di non lasciare l’acqua aperta mentre lavi i denti. Ci stava, era sopportabile. Poi ha iniziato a degenerare.
Un giorno torno a casa e trovo il foglio sul frigo: “Regole della Casa Green ”. Dieci punti, dieci torture medievali mascherate da amore per il pianeta. Docce da tre minuti col timer, frigorifero aperto massimo due volte al giorno, il Wi-Fi staccato alle 22 con obbligo di pedalare sulla cyclette se vuoi navigare dopo. E la carta igienica? Solo foglie di bambù autoprodotte. Lì ho capito che non scherzava.
Provavo a riderci sopra, ma lei diventava sempre più pedante, sempre più aggressiva. Ogni giorno un messaggio: “Non puoi, devi, mi avevi promesso che stavamo a femme”. Mi scriveva per ricordarmi di abbassare il riscaldamento, per controllare quante volte accendevo il forno. Diceva che dovevo adeguarmi, che se non ero pronta a “vivere davvero green” allora ero un’egoista.
Alla fine ho deciso: basta. Ho chiesto il contratto a nome mio, perché questa non è convivenza, è un reality show sadico. E non ho nessuna intenzione di farmi ridurre a pedale per il Wi-Fi.”



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