“Ciao Spunte Blu, non so nemmeno cosa dire esattamente, ma ho bisogno di capire se sono io che pretendo troppo… o se davvero certe persone sono incapaci di amare.
Quella che leggerete è una conversazione che ancora adesso, rileggendola, mi lascia senza parole. Non tanto per quello che è stato detto, ma per l’assenza totale di empatia, di umanità, di amore.
Sto vivendo una delle fasi più difficili della mia vita. Mio padre è ricoverato, e no, non è un ricovero normale: è uno di quelli che ti fanno venire il nodo alla gola ogni volta che squilla il telefono. Mia madre, da anni disabile, dipende da me per ogni cosa.
In tutto questo, c’è lui. Il mio ragazzo.
O almeno, pensavo lo fosse.
Da un messaggio apparentemente innocuo, ho cominciato a intravedere qualcosa. O meglio, a non vedere più nulla. Nessuna presenza, nessun supporto. Solo scuse, sbuffi, sarcasmo e… calcetto. Sì, calcetto.
Non voglio anticiparvi tutto.
Ma vi chiedo di leggere questa conversazione con attenzione.
Non per me, ma per tutte le persone che si sono sentite un peso quando avrebbero solo voluto qualcuno che dicesse: “Ci sono”.
A volte il dolore più grande non è la malattia, la perdita o la paura.
A volte il dolore più grande è accorgersi che la persona su cui contavi non c’è mai stata davvero.
Solo che te ne rendi conto troppo tardi.”




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