“Mi chiamo Martina, ho 27 anni, e vivo in un appartamento condiviso con Giulia da quasi un anno. Siamo amiche? Mah. Diciamo che conviviamo “pacificamente”, finché nessuna delle due tocca l’argomento sacro dei piatti nel lavello. Purtroppo, ultimamente, quello sembra essere diventato il fulcro della nostra intera dinamica. Io lavoro tutto il giorno fuori, torno la sera e cerco solo un po’ di pace. Giulia, invece, fa smart working, quindi passa molto più tempo in casa… e, almeno secondo lei, “vede tutto quello che non funziona”. Il che si traduce in un’infinità di micro-osservazioni non richieste sul fatto che potrei “collaborare di più”.
Io sopporto, sbuffo, cerco di evitare discussioni inutili: non sono una santa, ma neanche un mostro.  Finché, oggi pomeriggio, è successa la cosa che proprio non doveva succedere: non trovo più il mio gatto. È un micio timidissimo, e non esce mai di casa. Mai.
Ho cercato ovunque: sotto il letto, nell’armadio, dietro la tenda, persino nel cestone delle coperte. Niente. E c’è solo una persona che avrebbe potuto combinare qualcosa: Giulia.

Quando le scrivo, è tranquilla. Troppo tranquilla. E quando una persona che di solito ti fa pesare il cucchiaino fuori posto all’improvviso diventa zen, c’è qualcosa che non va.

Va bene tutto…ma usare il MIO gattino per qualche piatto sporco è veramente una cosa per cui essere rinchiusi!”

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