“Pensavo che fosse solo mio padre quello che non credeva in me, che non mi comprava mai i giochi e non mi faceva mai dei regali. Mia mamma invece è sempre stata quella a cui potevo chiedere aiuto e sostegno. I miei si sono separati da tanti anni, e mia mamma ha cercato di fare più di un lavoro per mantenere me e la casa. Ma la vita così mi stava stretta, potevamo permetterci poco o niente perché i suoi lavori sono molto poco redditizi, soprattutto per colpa sua: non chiede mai abbastanza e si adagia su quello che le danno, nonostante io abbia cercato di aiutarla e dirle che doveva cambiare la situazione. Appena ho potuto sono andata via di casa con Alessandro, e ho trovato lavoro come commessa. Nel giro di qualche anno ho avuto l’indeterminato ed ero molto felice. Però ultimamente sentivo che mi mancava qualcosa: dopo le magistrali non avevo proseguito gli studi e ho cominciato a sentire che mi mancava qualcosa. Volevo studiare e volevo prendermi il pezzo di carta, come tutte le mie amiche. Ovviamente l’università fisica non era possibile, quindi ho fatto ricerche per delle buone università telematiche. Quindi ho chiesto a mia madre di contribuire, è mia mamma e sono i genitori a dover finanziare gli studi dei figli. Devo dire che ci sono rimasta veramente male quando abbiamo parlato della cosa. In aggiunta al fatto che avevo provato più volte a chiamarla ma non era mai disponibile, era sempre fuori con qualche sua amica. Mi sa che per mia mamma non sono più al primo posto, e questo mi rende molto triste.”

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