“Non lo so perché continuo a provarci.
Ogni volta penso: magari stavolta è diverso.
Magari la sentono, quella voce dentro che chiede solo un po’ di calore.
E invece niente.
Sempre la stessa freddezza, lo stesso “non è il momento”, come se l’affetto dovesse prenotarsi.
Questa volta scrivo a voi. Non perché non abbia amiche, ma perché devo dire a tutti che tipo di persone sono i miei genitori.
Per gli altri sono perfetti, ma invece non è così.
Ma vi racconto…
Avevamo organizzato tutto da settimane.
Io avevo preso ferie, cambiato turni, prenotato il volo.
Volevo solo tornare a casa, respirare quell’odore di sugo e detersivo che da bambina mi faceva sentire al sicuro.
Ma a quanto pare nemmeno quello è più mio.
Mi hanno scritto che non serve, che hanno “un impegno improvviso”.
Solo dopo ho scoperto che l’impegno ha il nome di Marta — la figlioccia perfetta. La loro figlia onoraria.
Io invece sono sempre quella che disturba, che “fa disordine”, che non si regola.
Eppure avevo solo bisogno di un abbraccio.
Di poter dire una cosa difficile guardandoli in faccia.
Non volevo pietà, volevo presenza.
Ma certe presenze, a quanto pare, si concedono solo a chi non chiede mai niente.”
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