“Ciao Spunte, sono un ragazzo che studia medicina. Il mio fidanzato pure. È un po’ più avanti di me e sta facendo il tirocinio nel reparto di medicina interna al momento. Stiamo insieme già da un annetto. Ci siamo conosciuti proprio al Policlinico universitario, in biblioteca. 

Lui era chino sui libri, ne aveva aperti davanti a sé più di uno e li confrontava. I suoi capelli ricci biondi gli coprivano un po’ gli occhi, che ha di un azzurro incredibile. Ma lasciamo stare questa divagazione. Ero seduto accanto a lui e, sbirciando, ho visto che studiava credo anatomia patologica. 

Gli feci una domanda stupida, tanto per attaccare bottone e lui mi spiegò quello che stava studiando con un sorriso che mi sembrò dolcissimo e uno sguardo umido, come se avesse pianto da poco. Cominciammo a frequentarci e a piacerci. Lui è brillante, simpatico, piace sempre a tutti e a tutte. 

Io sono un po’ più goffo e impacciato. In amore però era bloccatissimo quando l’ho conosciuto. Mi aveva parlato di una sua storia precedente e così con somma gioia ho capito che anche a lui piacessero gli uomini. Credo che quello sia stato il giorno più bello della mia vita. 

Non capivo però perché fosse tanto impacciato con le cose sentimentali. Era bellissimo, simpatico, alla mano. È passato un po’ di tempo prima che mi dicesse che aveva perduto il suo amore in un incidente. Questa cosa mi ha spiazzato. Me lo ha detto con lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse di nuovo lì, accanto a lui in ospedale. 

Mi ha detto che avrebbe voluto fare qualcosa, ma c’era solo da aspettare e poi nulla. Poi non ci fu più nulla da fare. E io lo so come si è sentito. Quando fai medicina, anche se sei solo al primo anno e hai solo respirato l’odore per un istante di un’aula di medicina e da lontano hai visto una sala operatoria, pensi di dovere sostenere il peso del mondo, pensi che tu debba già sapere tutto ed essere in grado di fare qualcosa quando qualcuno sta male. 

Non che gli altri ti aiutino perché vieni bombardato da domande di tutti i tipi da parenti che si aspettano diagnosi miracolose, cure per emorroidi, spiegazioni sulle pillole che prendono, come se fossi un luminare e pare che ti guardano come se tu fossi Gesù tornato in terra per fare loro un miracolo. 

Almeno così mi sembra. E quindi posso immaginare come si è sentito, perso, frustrato, deluso da se stesso, oltre a sentire l’immenso dolore per la perdita. So cosa significa perché anche io ho perso qualcuno, mia madre, alcuni anni fa. Non ero ancora a medicina, ma mi sono sentito davvero, non so come dirlo, male, ecco dico solo male. 

Tutto questo lo comprendo meglio adesso. Il dolore del mio fidanzato lo comprendo meglio adesso. Dopo questa chat con lui ho compreso qualcosa. In questi screen che vi invio ne abbiamo parlato finalmente. Non è un discorso che prendiamo spesso. Anzi. Mai. Come se fosse un tabù. 

La morte forse è un tabù in questo mondo 2.0, ma io ne voglio parlare. Ecco perché vi mando questi screen.”

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