“Ciao a tutti. Capisco che potrei non incontrare l’empatia di molti, ma so anche che come me ci sono tantissimi ragazzi e ragazze che si sono trovati nella stessa situazione e se posso far sentire meno solo anche un solo studente allora vorrà dire che ne è valsa la pena.
Mi chiamo Elisa e ho 26 anni. Sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza di Roma e sono al mio ultimo quinto anno… da due anni. Sono stravolta. Alla sesta volta che ripetevo lo stesso esame, ho capito che non ce l’avrei fatta. Non ero abbastanza. Avrei fallito di nuovo. Ormai era finita. Non potevo però dirlo ai miei, che già facevano tanti sacrifici per farmi studiare e, proveniendo da una famiglia poverissima (mia mamma casalinga con quattro figli mio padre operaio con doppio lavoro al ristorante di zio la sera) non potevo davvero dir loro che i cinque anni di tasse universitarie e sacrifici erano stati inutili. Ero nel panico più totale. Mi sentivo inutile, un fallimento, una nullità. E così ho mentito. M all’alba della mia “discussione” di laurea inesistente ho capito che ero nella m*rda fino al collo. Non ce l’ho fatta più. Volevo sparire dal mondo in silenzio. Ma poi ho ripensato a mamma. All’amore per me e i miei fratelli, a quanto aveva lottato per darci un futuro migliore.. mi sono sentita ancora più un peso. Non potevo darle anche quest’altra coltellata… Mi è ritornato in mente quando mi avevano detto, davanti alla notizia di quella ragazza suicida per l’università, che loro sarebbero morti se fosse successo qualcosa del genere con me o i miei fratelli. Qualcosa si è smosso… Ho capito che dovevo parlare…”

CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”