“Settembre, primo giorno di scuola materna.
Io sono lì che cerco di calmare mio figlio, ancora mezzo addormentato e nervoso, e il telefono vibra: “Ciao mammeee Buon iniziooo!”.
Apre il gruppo WhatsApp la rappresentante di classe.
Dopo due messaggi di emoji e buongiorno, scrive: “Quota obbligatoria 70€ a testa per regalo di bentornato alle maestre”.
Set-tan-ta euro.
Per “bentornato”. Non fine anno. Non un compleanno.
No: un “bentornato”. Con già previsto un “pre-regalo di Natale”.
All’inizio penso sia una battuta. Poi vedo “ok, fatto bonifico!”, “va bene tesoro!”, “bonifico inviato!” e resto di sasso.
Io che sto facendo i salti mortali tra libri, zaini, scarpe nuove e bollette, mi ritrovo davanti a una tassa non scritta: 70 euro per dimostrare “spirito di gruppo”.
Aspetto che qualcun’altra chieda spiegazioni.
Niente. Silenzio.
Così scrivo io: “Scusate, ma non è troppo?”
Apriti cielo.
Scopro che chi fa domande è “poco collaborativo”. Che chi non paga rischia “l’esclusione dalle iniziative”.
Che questa quota “serve a fare bella figura con le maestre”.
E soprattutto, che nel loro mondo, una mamma che dice “no” diventa automaticamente una mamma cattiva.
Ma stavolta non ho abbassato la testa.”





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