“Non pensavo che una recensione potesse farmi venire il mal di stomaco. Una stella, un commento acido, due righe scritte da qualcuno che mi conosceva fin troppo bene. All’inizio ho pensato fosse uno dei soliti troll, poi ho letto meglio. C’erano frasi che solo una persona avrebbe potuto scrivere: il mio ex. Sì, quello che diceva che “i social sono una perdita di tempo” e che “le persone serie non vivono su internet”.
Poi però si è ricordato di me proprio lì, nascosto dietro un nickname ridicolo, scrivendo che “arrivo sempre in ritardo” e che “parlo più di quanto lavoro”. Non è tanto per la recensione in sé, è per l’intenzione dietro. Voleva solo farsi notare, come ha detto poi, ma a modo suo: facendo rumore e sperando che io lo sentissi. Ecco, l’ho sentito. E ho deciso di fargli capire che l’eco dei suoi giochetti stavolta non l’avrebbe controllata lui. Non so se l’ho rovinato, ma di certo adesso su Google non si cerca più il mio nome per la recensione. Si cerca il suo, per la figura di merda.”



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