“La mia amica Simona vuole partecipare ai Calippo Tour. Io sono scioccata.
Giuro che sono caduta dal pero. Nemmeno sapevo cosa era un calippo. Ora ho capito che è una metafora per una cosa non proprio piacevole, penso io. Non voglio fare la moralista. Ognuno può fare quello che vuole. Certo però è brutto dovere fare certe cose solo perché si è povere. Mi sembra una costrizione sociale quasi.
Non sto bene economicamente. Per niente. Non si può letteralmente comprare più niente. Tutto costa il 50% in più di soli cinque anni fa. Come si fa a campare così. Siamo solo io e mia madre, in affitto. Io e lei facciamo le pulizie dalle signore, tipo squadra. Insomma ci diamo da fare, ma i soldi non bastano mai. Manco per comprarci una macchina scassata che ci aiuterebbe a fare meno fatica e a evitare di prendere i mezzi di sera.
La mia amica mi ha parlato di questa cosa e ha un progetto in mente.
Sono stanca della vita che faccio e, chiedo perdono, ma un pensierino ce l’ho fatto anche io.
C’è solo un problema… un problema che non mi permetterebbe di fare questo “lavoro” coi calippi.
Vi scrivo per parlare di questo problema e per sfogarmi su quanto tutto sia aumentato come se fossimo tutti ricchi sfondati…”
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