“Da quando è nata nostra figlia, la mia vita si è ristretta.
Prima avevo il mio lavoro, i miei orari, la mia indipendenza.
Ora ho solo il tempo che resta tra una poppata e una lavatrice.
Matteo dice che è stato meglio così.
Che “per quei quattro spicci che guadagnavi, tanto valeva restare a casa”.
E io l’ho fatto. Per amore, per il bene della bambina, per non sentirlo dire ogni giorno.
Ma da allora ogni spesa è diventata un interrogatorio.
Anche solo un caffè.
Lui esce tre sere a settimana con gli amici, spende quaranta euro a botta, e va bene così.
Io compro due bottiglie d’acqua e mi chiede se penso che siamo ricchi.
Mi fa passare la voglia di chiedere qualsiasi cosa, anche di respirare.
Oggi sono andata alla Fiera del Tartufo, in un paese vicino, con una mia amica.
Solo due ore per staccare, per sentirmi viva.
Gli ho mandato una foto dei salumi e formaggi, niente di più innocente…
Eppure bastano poche righe per trasformare una passeggiata in un processo.
A volte non serve un tradimento per sentirsi soli.
Basta qualcuno che ti faccia sentire di troppo.”
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