“Mi chiamo Elisa, insegno in una scuola primaria e ogni giorno vedo cose che mi fanno riflettere su quanto, ormai, la parola ‘educazione’ sia diventata un campo minato.

Ciò che mi spaventa di più è quando i genitori iniziano a pensare che ‘educare’ significhi solo portare i figli a scuola. La scuola non è un parcheggio. Non possiamo, da soli, insegnare empatia, rispetto, sensibilità. Possiamo parlarne, possiamo dare esempi, ma se a casa il messaggio è “non esageriamo”, allora ogni sforzo diventa un granello di sabbia contro un muro.

Io non voglio fare la morale a nessuno, ma credo che molti genitori non si rendano conto del potere che hanno. Un bambino non diventa cattivo da un giorno all’altro: semplicemente, impara che certe cose “non sono così gravi”. La scuola è un luogo di crescita, ma le radici si mettono altrove, a casa, nelle parole, negli esempi, nei “no” detti al momento giusto.

Per fortuna, però, alla fine qualcosa è cambiato. E ho pensato che sì, la scuola da sola non basta… Ma se un bambino di otto anni riesce a capire ciò che molti adulti non capiscono più, allora forse c’è ancora speranza.”

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