“Quando mi ha scritto che stava organizzando il baby shower, sono stata contenta.

Una nuova vita che arriva è sempre una gioia, e pensavo che bastasse esserci: portare un regalo pensato con il cuore, fare due foto, mangiare insieme una fetta di torta.

Invece no.

Qualche giorno dopo mi arriva un messaggio con tanto di “regole ufficiali”: donazioni obbligatorie su un libretto postale, quote minime fissate in base a da quanto tempo conosci la futura mamma.

Settanta euro se sei “amica recente”, di più se sei “amica storica”.

Tutto messo nero su bianco, con tanto di tabella.

All’inizio ho pensato fosse uno scherzo.

Poi, rileggendo, ho capito che faceva sul serio.

E lì mi è salita una rabbia che non sapevo nemmeno di avere.

Perché l’amicizia non si misura in anni e neppure in soldi.

Non si compra un legame, non si obbliga nessuno a “pagare” l’affetto.

E io che in questo periodo sto facendo fatica, con bollette e affitto, mi sono sentita presa in giro, quasi derisa.

So già che dirle qualcosa significherà litigare.

Ma non posso far finta di niente: non sono un bancomat con le gambe, e non voglio esser trattata come tale.”

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