“Vi scrivo con il rammarico nel cuore. E con una tristezza immensa. Non so neanche perché, vi scrivo. Forse per liberare un po’ quel carico che sento, e che mi sta facendo sprofondare.
Credo che raccontare al mondo questa storia mi aiuterà a lasciarla andare… ma è ancora fresca, la ferita, e ci vorrà tempo.
Io e Marta dovevamo sposarci in primavera. Avevamo scelto una villa d’epoca, con un enorme giardino dove per quel periodo si può passeggiare tra meravigliosi alberi in fiore.
Aveva portato molte cose già a casa mia, che sarebbe dovuta diventare la nostra casa dopo qualche aggiustamento.
Se ci penso mi fa stare proprio male, per questo sono andato da mia sorella che abita in montagna, per staccare un po’.
Io e lei ci eravamo conosciuti proprio in un parco, una sera di maggio. Io passeggiavo con il mio cane e lei con il suo. Loro si sono messi a giocare e noi a chiacchierare. Devo dire che per me è stato un colpo di fulmine.
Eppure le cose non sono mai state facili, con Marta. Lei viene da una storia difficile. È stata adottata, e nel suo passato ci sono dei trascorsi oscuri.
Io ho dato tutta la mia anima per lei. Ho fatto tutto quanto in mio potere per renderla felice, e sono contento di averla aiutata molto. Da quando stava con me era più serena, più tranquilla e più capace di occuparsi di se stessa.
Però non è bastato. Ci sono stati degli episodi spiacevoli legati alla sua famiglia. Io ero lì per lei, sempre pronto ad aiutarla, così come i suoi amici…
Ma la sua tendenza a distruggere quanto c’è di bello nella sua vita l’ha avuta vinta.
E io quella Marta la devo salutare.”
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