“Con mia sorella è sempre stato così.
Lei entra, sorride, fa una battuta, sbaglia i tempi — e poi dice che l’ha fatto senza pensarci.
E io, la sorella maggiore, quella “che sa tenere tutto insieme”, dovrei capirla.
Capirla sempre. Giustificarla. Lasciar correre.
Lo dice anche mamma, ogni volta: “Beatrice è impulsiva, non lo fa apposta.”
Ma a forza di non farlo apposta, ha imparato a farlo benissimo.
A prendersi la scena anche quando non le spetta. A far deviare lo sguardo. A rubare ossigeno nei momenti degli altri — nei miei.
Io ho passato la vita a scegliere le parole giuste, lei quelle che fanno rumore.
Io sto zitta per non ferire, lei parla per non sparire.
E in mezzo, una madre che l’assolve prima ancora che qualcuno la accusi.
L’ho sempre accettato. L’ho sempre assorbito. Per educazione. Per amore. Per stanchezza, forse (e per fortuna che almeno mio padre capisce).
Ma poi ci sono giorni che aspettavi da una vita.
Giorni costruiti a mano. Tipo quello del matrimonio, per esempio. E quando anche quelli vengono piegati… qualcosa dentro si spezza.
Ma stavolta, non ho più intenzione di incollarlo.”



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