“Ciao a tutti. Vi scrivo per raccontarvi cosa mi è successo. Perché capitano sempre tutte a me?? Beh, mi sembra però una storia edificante. Volevo sapere se anche a voi capitano storie assurde come questa. Il mese scorso avevo una voglia matta di andare a coffeeshoppare, espressione tecnica da me coniata per indicare che avevo davvero il fortissimo desiderio di andare per coffeeshop di Amsterdam, passare del tempo in quella meravigliosa città che ho visitato già tante volte ma di cui non mi stanco mai.

 

Ogni volta che ho un fine settimana libero, prendo la macchina e vado. Non importa se dovrò guidare per ore per poter trascorrere lì un solo pomeriggio. Lo faccio ogni volta che posso col lavoro. Ciò che mi interessa è altro. Però c’è un problema. E no, non è mia moglie. Non può venire perché spesso lavora il sabato e la domenica. È un po’ gelosa. Non crede al 100% che io vada lì per i coffeeshop. Ogni volta che torno a casa dopo un week end così mi fa il terzo grado. Ma questa è un’altra storia.

 

Il mio problema sono i soldi. Abito a ***. Per partenze dell’ultimo minuto l’aereo non faccio in tempo a prenotarlo. Così spesso vado in auto. Ma non mi costa una cifra come carburante? Problema che hai, soluzione che trovi. Ci sono questi servizi per condividere l’auto. La mia auto è una forza della natura. Una *** rossa. Impianto stereo con amplificatore, casse, subwoofer e tweeter. Ho montato i cerchioni ribassati. Lo splitter e l’alettone fanno girare tutti. Non metto la comune benzina, ma solo quella della *** con additivi e qualche aggiunta di ottano in più.

 

Così la benzina è un vero problema pe me. Costa tanto. Ma ci sono queste app che se vuoi andare da qualche parte, vedi sull’app e trovi chi ci deve andare pure e dividi con lui le spese per benzina. Così mi sono iscritto già alcuni anni fa ad una piattaforma per la condivisione auto. Ogni volta che voglio fare un viaggio cerco qualcuno che voglia dividere le spese con me. Tante volte ci guadagno anche. Non mi pesa guidare e amo passare del tempo dentro la mia auto. Mi piace tantissimo farlo.

 

Vedere la strada che sfreccia intorno a me, i paesaggi che cambiano. Talvolta devio dalle autostrade e passo per le statali, solo un po’, eh, per attraversare i piccoli centri che si trovano tra una città e l’altra: è incredibile come si possa conoscere bene un posto dall’architettura di questi paesini, dimenticati da tutti: quattro case e una via centrale. Ma a me piacciono. Così il mese scorso volevo andare ad Amsterdam e ho cercato dei compagni di viaggio su ***. Perfetto, trovati! Appuntamento alle 3 del pomeriggio alla stazione di *** di ***.

 

Si parte. I miei compagni di viaggio erano dei tipi che a prima vista mi sono sembrati subito brave persone. Però ho comunque chiesto loro i documenti e numeri di cellulare. Ho anche chiesto di attaccare alle loro borse etichetta col loro nome, così per sicurezza. Erano due ragazze che poi ho capito essere lesbiche e un ragazzo super americano, che parlava per slang e mi faceva morire da ridere. La giornata era bella, cielo sereno e pochissime nuvole soffici nel cielo. Insomma, si prospettava un viaggio tranquillo.

 

Il bestione americano si siede accanto a me e comincia a raccontarmi della sua vita da giramondo. È già da cinque mesi che gira per l’Europa. Anche lui ama coffeeshoppare, come dico io. E quando ho usato il verbo coffeeshopping è scoppiato a ridere, dicendomi: “Hey man, I appreciate you”. E io stavo morendo dal ridere e per poco non finivo sul guardrail. Le due ragazze stavano dietro. Dallo specchietto retrovisore vedevo che si scambiavano alcuni baci, così ho cominciato a pensare stessero insieme.

 

Andavano lì a fare una gita di coppia. Una è italiana, ‘Soggetto X’, l’ho soprannominata, e l’altra è olandese. Il viaggio procede bene. È una giornata bellissima per ammirare il paesaggio. Metto su *** un po’ di musica anni Novanta che piace sempre a tutti. Ho chiesto ed erano tutti d’accordo. Abbiamo cantato Please don’t go, Torn. Su What’s Up? dei 4 Non Blondes eravamo un coro di gatti stonati con la laringite. Durante il percorso, Soggetto X si avvicina al mio orecchio. Lei è seduta dietro, come vi ho detto.

 

Sento il suo profumo alle fragole, che avevo già sentito prima, ma ora è più intenso e mi causa un piccolo senso di nausea. Mi chiede un favore. “Senti”, mi fa con la sua vocina per bene un po’ acuta. Mi pare che si stia sforzando di essere carezzevole. “Senti”, mi fa, “ci accompagni fino alla stazione di ***?” Io le chiedo se è distante dalla stazione di ***, dove avevamo pattuito di arrivare. E lei mi dice che assolutamente no, è vicinissima, si tratta solo di una piccola deviazione. Le dico distrattamente ok.

 

Dato che si tratta di una piccola deviazione posso farlo, anzi con piacere perché come vi dicevo amo cambiare un po’ rotta. Così entrati in città, inserisco sul navigatore la destinazione che mi ha chiesto lei. Ma non si trova a un’ora dalla stazione di ***??? C’è pure traffico e vedo che il percorso è segnato come rosso. Ci saranno altri rallentamenti e io già ho poco tempo per stare in città. Le dico che mi spiace ma non posso accompagnarla là e che lascerò lei e Jasmine, la sua ragazza, dove avevamo deciso ci saremmo salutati tutti.

 

Lei insiste, molto, tanto, tantissimo, ma io le dico che davvero non posso. Sono anche molto stanco, le dico, che è la verità. Lei si ammutolisce e io penso che si sia calmata. Arriviamo alla stazione di ***. Scendiamo tutti, io apro il portabagagli e le porgo la sua valigia, quando si avvicina e mi dà un pugno sulla faccia. Non mi fa molto male ma rimango scioccato e la guardo interdetto. Lei ne approfitta e mi dà un altro pugno. Stavolta mi fa molto male. Bene, le ho scritto il giorno dopo. Vi mando gli screen con la conversazione.

 

Vi racconto questa storia per sapere cosa ne pensate. Cosa avreste fatto al posto mio? Le proprie azioni hanno delle conseguenze.”

#1/17

#2/17

#3/17

#4/17

CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA CLICCANDO QUI SOTTO SU “SUCCESSIVA”