“Io non posso credere di vivere ancora in Italia. Forse, dopo questo sgarbo estremo, è davvero arrivato il momento di andarmene e lasciare questa nazione. Una nazione dove le istituzioni hanno sempre ragione, dove il cittadino (soprattutto il lavoratore) è sempre e comunque all’ultimissimo posto. E soprattutto una nazione in cui la burocrazia regna sovrana, mettendo sempre tutti in difficoltà. Io gestisco una compagnia teatrale amatoriale (amatoriale per gli attori che ci recitano ma io sono un professionista con partita iva ed è il mio unico lavoro). Da oltre quattro mesi sto tenendo questo corso di recitazione che prevede un saggio finale in teatro. Un teatro con oltre 200 posti a sedere, quindi un incasso molto elevato, fondamentale per la mia sopravvivenza, non lo nego). Ho investito tantissimo tempo, denaro e fatica in questo progetto…e ora…tutto svanito? Era il giorno della prima, ero in fibrillazione e non vedevo l’ora di esibirmi come meritato premio del mio duro lavoro. Poi però, inaspettatamente, mi scrive direttamente il sindaco, e mi è crollato il mondo addosso.”

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