“Siamo un gruppo di amici piuttosto affiatati, di quelli che si organizzano almeno una cena a settimana da anni. Ogni volta scegliamo un posto diverso: pizzeria, trattoria, sushi all you can eat, osteria chic con piatti dal nome impronunciabile. Di solito, ma non sempre, dividiamo alla romana. Nessuno ha mai fatto storie, proprio perché il clima è sempre stato easy, leggero. È il nostro momento di stacco dopo settimane di lavoro, problemi e corse varie. Certo, capita che in alcune situazioni, magari più articolate, questo non avvenga, ed è giusto così. Tutto scorreva bene… finché non abbiamo cominciato a notare che uno del gruppo, Lucenzo, aveva preso l’abitudine di approfittarsi un po’ troppo di questa “romana”. Ma pazienza, non ci ho dato peso, perché comunque era un amico. L’altro giorno, dal nulla, mi scrive, mi dice che aveva già sentito alcuni nostri amici e che non erano disponibili, e mi invita a cena, saremmo stati solo io e lui. Anzi, non mi invita, perché, come ormai ha preso la piega di fare, mi dice che avremmo mangiato alla romana. Il problema è che era tutto uno specchietto per le allodole.”



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