“Quando ho scoperto di avere l’endometriosi, un mese fa, ho pianto per due giorni.
Non tanto per la malattia in sé – i dolori li conoscevo fin da quando avevo tredici anni – ma per il fatto che per la prima volta qualcuno mi aveva creduta. Che non era “solo il ciclo”, non ero io “drammatica”, non ero io “troppo sensibile”.
E quando Andrea mi ha cercata per tornare insieme, in quel momento fragile, confesso che ci ho sperato.
Pensavo avesse capito, pensavo fosse cambiato davvero.
Perché la nostra storia era finita proprio così: lui che minimizzava, io che soffocavo tutto.
Poi lui è tornato, dicendo che gli mancavo, che si era reso conto di quanto fossi importante, che voleva “esserci di più”.
E io… ci sono cascata.
Gli ho creduto.
Negli ultimi giorni stavo così male che non riuscivo neanche a camminare dritta.
Mi sono fatta coraggio e ho chiesto un giorno di malattia, quello che non ho mai fatto in anni di lavoro, e gliel’ho detto con sincerità.
Pensavo: magari adesso capirà.
Magari questa volta sarà diverso.
Poi stamattina mi ha mandato quel reel.
E subito dopo, quei messaggi.
E in un attimo, senza bisogno di litigare, ho visto tutto chiarissimo: non era cambiato lui.
Ero cambiata io.”
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