“Non so se vi è mai capitato di sentirvi giudicati solo per la famiglia da cui provenite. Io sono figlio di genitori benestanti, ma questo non significa che io lo sia a mia volta. Ho scelto di vivere con le mie forze, lavorando, pagandomi l’affitto e rinunciando a chiedere soldi a casa, perché la dignità per me vale più di qualsiasi comodità. Il punto è che, appena qualcuno scopre il mio cognome o intravede la mia situazione familiare, subito parte la solita frase: “Ma che ti frega? Tanto i tuoi ti sistemano”. Ecco, no. Non funziona così. Perché i miei non mi danno un euro se non lo guadagno, e io non voglio chiederlo. Però gli “amici” invece di rispettare questa scelta, ci hanno sempre speculato sopra. Ho prestato soldi mille volte, convinto che se qualcuno ti tende la mano, tu gliela dai. Ma il risultato è stato sempre lo stesso: sparivano, o peggio mi ridevano in faccia, come se io fossi un bancomat a cielo aperto. Stavolta però è andata diversamente. Questa volta, però, con questo “amico”, siamo andati ben oltre l’accettabile. La situazione andava risolta una volta per tutte.”



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