“All’inizio pensavo fosse solo timidezza. Sai, quel tipo di ragazzo che fatica a dire “ti amo”, che non è abituato ai gesti romantici, ma che col tempo impara. Ho aspettato, ho sorriso anche quando i regali sembravano più pensati per lui che per me, convincendomi che un giorno avrebbe capito. Ma dopo un anno la verità è diventata chiara: non era timidezza, era superficialità. Ogni occasione speciale si trasformava in qualcosa che piaceva a lui, dalle uscite alle sorprese, come se fossi la sua compagna di giochi più che la sua donna.

Non volevo collane, viaggi, grandi scenografie: solo attenzioni, un pensiero che parlasse di me. Invece mi sono ritrovata a fare la spettatrice della sua vita. E quando ho scoperto qual era il suo “prossimo regalo”, ho capito che non stava scherzando, che davvero non aveva idea di cosa significhi amare una donna. Quello che leggerete è il racconto di una delusione lenta, fatta di ironia, pazienza e di un ultimo regalo che ha spento l’ultima speranza.”

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