“Non ho mai amato particolarmente i compleanni in famiglia, ma quello di mio suocero è sempre stato sacro.

Settant’anni sono un traguardo che merita rispetto, soprattutto per un uomo che ha fatto di tutto per suo figlio: turni infiniti, straordinari, anni di sacrifici per pagargli l’università, corsi, viaggi studio… tutto pur di dargli il meglio.

E lui? L’uomo per cui quel padre ha rinunciato a metà della sua vita? Stasera non c’era.

“Vai tu con il bambino, io ho una cena importante di lavoro.”

Importante al punto da lasciarmi caricare torta, regali e nostro figlio da sola… per andare a festeggiare i suoi genitori senza di lui.

La scusa? Una collega nuova che “non conosce nessuno”.

Non è gelosia, è umiliazione.

È rabbia verso un marito che non vede il valore delle persone che l’hanno cresciuto.

È stanchezza di anni passati a coprire le sue assenze, a ripetere “lo fa per noi” quando in realtà lo fa solo per sé.

Quella cena non è networking, è un insulto a chi l’ha amato di più.

E a me, che ancora una volta mi ritrovo a giustificare l’ingiustificabile.”

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