“C’è chi sfoga scrivendo poesie, chi corre e chi fa liste. Io faccio liste. In borsa ho un quaderno con gli elastici, sul telefono cartelle per tutto: spesa, bollette, idee per la cena e—da qualche mese—una nota che non avrei mai voluto aprire così: “Difetti di Nico (da discutere con calma)”. Era nata come promemoria durante la convivenza: piccoli attriti da non buttare in faccia quando sei stanca e lui ha la call delle 18 che slitta alle 20. Cose concrete: il telefono a tavola, i ritardi, il “ci penso domani” che diventa “mai”. L’idea era parlarne una sera tranquilla, magari dopo la palestra del mercoledì, con la testa lucida.

Stamattina, mentre entravo allo studio, mi ha scritto. Niente “come va?”, solo un: “Cos’è questa lista?”. L’ha vista sull’iPad. Mi è mancato il respiro: non per la privacy violata, ma perché quella lista non era un processo, era una mano tesa. O almeno, volevo che lo fosse. Quello che non sapevo è che anche lui aveva una lista.”

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