“Mi chiamo Giulia, ho ventidue anni, e se c’è una cosa che ho capito negli ultimi mesi è che i social sono diventati molto più di quello che sembrano. Non sono solo foto, like e commenti: sono un biglietto da visita, il modo in cui la gente decide se esisti davvero nella vita di qualcuno oppure no. Per me e per il mio ragazzo, Instagram è sempre stato una vetrina naturale: le foto alle feste, i viaggi con gli amici, persino i selfie scemi sul divano. Eppure, dietro ogni scatto, c’è sempre quella sensazione sottile che un dettaglio possa trasformarsi in un messaggio molto più grande.
Qualche giorno fa però ho preso il telefono la mattina, ancora mezza addormentata, e ho visto la foto che aveva pubblicato della serata passa insieme a degli amici, una festa a cui avevo partecipato anche io. C’erano tutti: amici, conoscenti, perfino un cugino di cui manco si ricorda come si chiami. Tutti taggati. Tutti… tranne me. È come se all’improvviso fossi sparita da quella serata, come se non fossi mai stata lì. Mi ha fatto male più di quanto avrei voluto ammettere, perché non era solo questione di un nome mancato sotto un post. Era il significato.
In privato non smette di cercarmi, di starmi addosso, di ripetermi quanto io sia importante. Ma poi, davanti agli altri, divento invisibile. È un contrasto che mi fa impazzire: da un lato la sua gelosia soffocante, dall’altro la paura che qualcuno possa “vedermi”. È controllo, non amore. E io mi ritrovo a chiedermi se questa relazione sia più una gabbia che un rifugio.”



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