“Non siamo poveri.

Siamo stanchi.

Stanchi di fare finta che “tanto passa”.

Che se tiriamo la cinghia un altro mese, poi andrà meglio.

Che se salta la danza, salta la piscina, salta il parrucchiere… almeno stiamo insieme.

Solo che insieme non c’eravamo più.

Io ero con le bollette. Con le offerte al supermercato. Con Viola che mi chiedeva: “Mamma, ma quando torno a danza?”

Lui invece era “in trasferta”.

Ogni settimana un motivo nuovo.

Il cliente da recuperare, il capo in crisi, il settore che crolla.

E io lì, a difenderlo con tutti.

Con i miei, con mia figlia. Con me stessa.

Poi ho iniziato a guardare meglio.

Le notifiche della banca.

Gli scontrini.

Il tono vago.

E quel biglietto.

Quel maledetto biglietto.

“Per il nostro weekend, tua M.”

Mi sono sentita cretina. Ma più di tutto mi sono sentita stanca.

Perché le bugie non ti spezzano in un colpo.

Ti logorano piano.

Come quando togli un sogno a tua figlia per l’ennesima volta.

E ti accorgi che, mentre tu dicevi “non possiamo”,

qualcun altro poteva tutto.

Ah. I suoi mi hanno chiamato: mi dicono che sono una madre degenere a volere la separazione.

Cosa dovrei rispondere?”

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