“Certe cose per me non sono solo “tradizione”. Sono gesti. Momenti di affetto. Presenze che contano. Il battesimo di mio nipote non era una semplice cerimonia da calendario, era una giornata importante per tutta la mia famiglia. E io pensavo che Giorgio lo avesse capito.
Invece no.
Quando gli ho chiesto se ci sarebbe stato, mi ha guardata come se gli avessi proposto di partecipare a una farsa. “È un rito inutile”, ha detto. “Tanto io non credo in queste cose”. Come se la fede fosse l’unico motivo per cui si partecipa a un momento del genere. Come se stare accanto a me, in un giorno così, non valesse più del suo ateismo da manifesto.
Ci ho provato a spiegarglielo. Con calma. Poi con rabbia. Ma niente. Secondo lui io esagero, sono “troppo legata a queste cavolate da famiglia”. Ma la verità è che non ha capito quanto mi abbia ferita. Non perché non crede in Dio, ma perché non ha creduto in me. In noi.
Questa è la conversazione che abbiamo avuto. E mentre la rileggo, mi chiedo ancora una volta se sia possibile stare insieme a qualcuno che non condivide neanche il minimo indispensabile.”



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