“Mateo è mio figlio. Lo è da quando lo abbiamo adottato tre anni fa. Non l’ho partorito, ma l’ho scelto. L’ho accolto, amato, protetto. E continuo a farlo ogni giorno, con la stessa intensità con cui amo Gabriele, che invece ho avuto dopo, da una gravidanza naturale.

Sono fratelli. Nella nostra casa, nella nostra famiglia, nei nostri cuori. Ma per mia madre… no.

Da quando Mateo è arrivato, ha sempre fatto differenze. All’inizio erano sfumature: un giocattolo in meno, un’osservazione fuori luogo. Poi sono diventate scelte. Attenzioni negate. Foto tagliate.

Ho sempre pensato che il tempo le avrebbe insegnato l’amore. Che avrebbe capito. Che si sarebbe lasciata conquistare dalla luce di Mateo. Ma mi sbagliavo.

Ieri ha mandato una foto nel gruppo di famiglia: lei con Gabriele in braccio, piena di emoji e parole dolci. “Il mio piccolo amore”. Mateo era lì, in casa con loro. Non in un’altra stanza. Non altrove. Ignorato. Invisibile.

E io… io ho deciso che non posso più far finta di niente. Perché non posso permettere che mio figlio venga ferito da chi dovrebbe proteggerlo.”

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