“Ciao a tutti, mi chiamo Chiara, ho 42 anni. Non sono sposata, non ho figli. E da tempo, in famiglia, questo fa di me la parente “libera”, “disponibile”, “che si adatta sempre”.
Mia sorella invece ha due figli piccoli. E tutto, da anni, ruota intorno a loro. Le feste, i pranzi, le vacanze. Ma anche i miei compleanni.
Ogni anno si finisce a casa sua, con pizza tiepida e cartoni animati in sottofondo, mentre cerco di spegnere le candeline tra urla, giocattoli sparsi e briciole ovunque. Se invece è l’anno buono, allora si va in una pizzeria o un ristorante informale all’aperto dove possano scorrazzare i bambini.

Non fraintendetemi, adoro quei piccoli, ma…ogni tanto vorrei sentire che le persone sono lì per ME e non solo per stare dietro ai bambini. Che non sia un peso un’uscita tutti insieme. Invece, mi tocca sentirmi dare dell’egoista. Come poi se la mia vita sia stata facile. Non avere figli è stata sì una scelta, ma dettata da situazioni sentimentali, cadute in rovina, che mi hanno impedito di poter prendere seriamente in considerazione la cosa.

Ma quest’anno, ho deciso di celebrare davvero… “me”. La MIA vita.
Ho prenotato una cena. In un posto tranquillo, elegante, solo adulti. Un gesto semplice per me stessa.
Pensavo che, per una volta, sarei stata ascoltata.
Invece no. È bastato dire “niente bambini” per scatenare il finimondo. Mia sorella si è offesa, mia madre ha cercato di “tenere la pace”.
E da lì, la situazione è esplosa.

Ho cercato di spiegarmi. Poi di difendermi. Alla fine ho smesso di chiedere il permesso.
E per la prima volta ho detto le cose come stavano.
Perché non avere figli non vuol dire non avere una voce.
E se per farmi ascoltare ho dovuto litigare… allora forse era un litigio che doveva succedere da anni.”

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