“A mia madre non è mai piaciuto il concetto di “spazio personale”. Ma quello che ho scoperto oggi supera qualunque limite.
Ho 17 anni, vado bene a scuola, ma che dico, vado meravigliosamente a scuola, ho una delle medie più alte dell’intero istituto, non ho mai fatto una scenata in casa. Ogni tanto ho detto una bugia, ho preso una sigaretta, ho fatto tardi. Ma niente di tragico, niente che le altre non facciano.
Stamattina le scrivo per dirle che pranzo con le ragazze. Penso che vada tutto bene. Invece parte una risposta strana. Poi un’altra. Poi una frase in particolare mi fa venire il dubbio.
E da lì comincia tutto.
Mia madre mi ha spiato il telefono per quasi sette mesi. Non una sbirciata ogni tanto. Tutto.
Ogni chat, ogni messaggio vocale, ogni storia salvata.
In questa conversazione mi rinfaccia tutto, una cosa dietro l’altra, con la sicurezza di chi si crede nel giusto. Ma non si rende conto che sta distruggendo qualcosa che non si recupera con un abbraccio o con “l’ho fatto per il tuo bene”.
Se pensate che sapere tutto di una persona significhi conoscerla, leggete.
A volte, controllare è il modo più veloce per perdersi.”



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