“Diventare madre, per me, ha significato rinunciare con amore. Non una, ma cento volte. Matteo lavorava senza orari, lo stipendio serviva tutto. Una babysitter, per quanto servisse, non era nelle nostre possibilità. E così ho fatto quello che molte madri fanno: ho messo in pausa la mia carriera. Ho detto “più avanti” agli esami, “dopo” ai progetti, “fa niente” alle notti in bianco. Ho tenuto in braccio Lorenzo mentre rispondevo a mail, stendevo panni, cercavo di ricordarmi chi ero. Per tre anni ho retto tutto da sola. Poi, finalmente, i miei genitori si sono trasferiti più vicino. Io ho ricominciato a pensare di più al mio lavoro. E per la prima volta, abbiamo potuto prenderci una settimana per noi. Luna di miele in ritardo, in Grecia. Lorenzo è rimasto con i miei. Felice, coccolato, nella sua routine. E lì, al nostro rientro, è arrivata lei, mia suocera Luciana. Silenziosa durante tutta la nostra assenza, ma improvvisamente piena di parole. Parole cariche di giudizio, mascherate da affetto. Come se essere madre significasse smettere di vivere. Non ho alzato la voce. Ho solo risposto. Perché oggi, oltre a essere madre, sono anche di nuovo Irene.”



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